Editoriale ovvero Almanacco kitsch di Aprile ’24

Leggi su Biró Mi scoprivo sovente ad almanaccare argomenti, e questo è il meno male: lo faccio tuttora con indubbio profitto, scriveva Cesare Pavese ne Il mestiere di poeta. Come non essere d’accordo? Come non sentirmi così tanto in empatia con lo scrittore e poeta suicida?  Avrei potuto scrivere, che ne so, lo scrittore e poeta piemontese, cuneese o qualsiasi altro aggettivo che avrebbe qualificato la sua persona, il suo lavoro e invece no: ho scelto quello che ha caratterizzato la sua morte.  Ho un dolore sarebbe dovuto essere l’incipit di questo editoriale, poi ho cambiato idea e ho pensato a Pavese, a questa sua frase, alla sua fine. Ci riprovo [non è forse questo il punto chiave di tutta la vita? tentare ancora, un’altra volta e poi di nuovo?]: voglio dare all’autore di La luna e i falò e a me la possibilità di funzionare. Ho un dolore.  Non è il corpo a dolere, a darmi la sensazione  di una frustrante, smaniosa, angosciosa, cieca, bieca agonia.  Oggi sono un cristallo intero ma crepato  pronto a schiantarsi, a frantumarsi, rovinarsi in mille pezzi.  Mille me.  Irrimediabilmente.  Oggi non si vive. Ora, io non so se è un periodo, diciamo così, particolarmente impegnativo della mia vita; non so se è per Le poesie di Pavese che mi sono ritrovata a leggere lo scorso mese; non so se è per via della rubrica di poesia curata dalla nostra Elena Chiattelli che rivedrà la luce in questo aprile già molto afoso, ma mi sono appena resa conto di aver da […]

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