Il Pedaggio

Leggi su Biró I quattordici anni avevano il sapore di frizzy pazzy, mentolo e saliva. C’era Tessa, per esempio, che millantava mani sotto la maglia e reggiseni slacciati; il suo fisico da acciuga pigiato contro il busto puberale di chissà chi nei bagni al primo piano del liceo. Annina aveva lasciato su un colletto il segno delle sue labbra, la traccia scintillante del gloss alla ciliegia. Mimì, la più coraggiosa di noi, non s’era nemmeno nascosta: l’avevamo vista all’uscita di scuola, fronte contro fronte a un ragazzetto biondo della classe davanti la nostra. Anche Leti, la mia migliore amica, si era portata in bagno un ragazzo, addirittura più grande, e aveva lasciato la gomma da masticare sotto il lavandino per infilargli la lingua in bocca. Quella gomma era diventata il monumento al suo primo bacio. Lo confessò un pomeriggio di maggio, quando i compiti da fare si esaurivano presto e le giornate si allungavano come un elastico. Non eravamo sole come avrei voluto, in camera sua c’erano anche Mimì, Annina e Tessa, sedute su un tappeto morbido e colorato dove giusto un paio d’anni prima facevamo giocare le bambole. Parlavamo di cose che ci parevano molto serie: saluti da togliere o restituire ad altre ragazze che ci gravitavano attorno ma che non erano, per loro sfortuna, noi.  Leti, lasciando da parte la bic che stava rosicchiando, disse che doveva raccontarci una cosa importantissima ma che si vergognava da morire, per cui non voleva che la guardassimo. Dopo una resistenza poco convi […]

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