Congelatore, termos e altre cose

Leggi su Biró Prima di andare in vacanza mia madre sbrinava il congelatore. Svuotava anche il frigorifero, non doveva restare nemmeno un panetto di burro nel frigorifero, ma quando lo faceva quasi non ce ne accorgevamo. Per consumare tutto il cibo ed eliminare ogni traccia di ghiaccio, invece, ci volevano giorni, notti, settimane intere, e quando ce ne andavamo a dormire lei era sempre lì, a raschiare, in ginocchio, con uno straccio in mano e una bacinella tra le gambe. Le maniche arrotolate, le ciabatte bagnate. Dobbiamo mangiare tutto quello che c’è qui dentro, diceva, mentre un coniglio scuoiato gocciolava sul lavandino.  Me ne stavo sulla sedia a guardarla mentre infilava il braccio nello scomparto più in basso e spariva dietro lo sportello. Allora mi allungavo sul tavolo per trovare i suoi capelli ed essere sicura fosse ancora lì. Poi prendevo i cassetti che asciugavano sulla mensola, in fila ordinata, e li impilavo per fare una torre altissima. Mia madre alzava la testa, indicava uno strofinaccio e un catino. Ci infilavo il naso. − Puzza. − Non puzza, è un odore forte. − È un odore forte che puzza. − È solo acqua e aceto, serve per disinfettare. − Io non voglio disinfettare. − Prendi lo strofinaccio, mettilo nella bacinella, poi lo tiri fuori, lo strizzi e lo strusci sulle vaschette, dentro e fuori. A quel punto correvo intorno al tavolo, mi infilavo sotto la sedia, strisciavo fino al corridoio e chiudevo la porta della cucina ridendo forte. − Non lo voglio fare, non lo voglio fare. […]

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