centro commerciale

Leggi su Biró Scrivo nelle ore di luce e nei punti silenziosi della casa. Mi sveglio a intervalli regolari nella notte: riconsidero le scene, nella testa le stravolgo. Sul letto appunto le modifiche tra una sveglia del cellulare e l’altra. La storia sovrasta i discorsi del mattino, oscura la vita intorno. Nelle fasi più impegnative, la scrittura rende spettri.  Riparto o non riparto?, sono tormentato.  Voglio casa mia perché non so scrivere altrove, mia madre ne è mortificata. Tutto trama contro adesso, anche il modem: s’è spento e non s’accende più.  Riparto o non riparto?, sono dilaniato.  Mamma non demorde. Una luminescenza abbaglia il cielo come un presagio indecifrabile: è in quel momento che ci mettiamo in macchina.  Auto ammassate sfogano nel traffico hit estive insostenibili e i volti negli abitacoli ridono ridono ridono, solo quello sanno fare.  Mamma al volante punta un enorme, ragnatelico centro commerciale: non ha nemmeno asciugato i capelli pur di fare in tempo per il modem nuovo. Un festival blocca l’accesso principale e sulle vie secondarie la Micra è una speranza che barcolla. Scoviamo un parcheggio sbilenco e una cappa nera sovrasta il cielo, adesso. Nevrotiche porte automatiche ci catturano e la musica ci perseguita anche all’interno. Coppie sudate ciondolano reggendo tra le mani cibo unto e confezioni regalo accecanti, proseguono a passo svogliato come se non avessero il tempo alle calcagna: come se avessero già raggiunto una condizione di p […]

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