Le città di pianura | L’uovo di vetro

Leggi su In fuga dalla bocciofila Intanto andava picchiata. Non c’è altro rimedio. Finché è piccola una la raddrizzi, ma se non le prendi subito quelle così finiscono in mezzo alla strada. La medicina non cura i mali del dopo, non occorre ricetta, è lei che non ha capito: ecco cosa pensa il dottore. Che ancora non ha imparato a fare la madre.Sorride pietoso, per rimproverarla. Perciò lo ringrazia. Chiude piano la porta, i passi rapidi e la borsetta che sfrega la coscia. È una bella giornata. L’inverno tarda ad arrivare e la nebbia assiepata all’orizzonte svanisce col primo sole. Si vedono gli aironi bianchi che beccano la terra, attraversano i solchi con grazia e volano al suono acuto, limpido della campana. Presto la nebbia lo ingoierà. Gli uccelli migreranno da qualche parte. Allora non potrà farla correre in giro, gridare con quella veemenza che non è dei bambini. Urla come una matta. Non può sperare che si sfoghi sempre così, nei campi. Sperare che la terra la consoli: è lei la madre. Coraggio innanzitutto. Guarda il cielo, la pianura lo tiene su un piedistallo. Dove non ci sono colline o montagne a limitare lo sguardo è facile illudersi. E ora prova una grande soddisfazione, un senso di possibilità. Supera il canale di scolo, costeggia i tre frassini ingialliti. Dietro c’è la casa, con la bambina che l’aspetta sulla soglia. La bambina salta, nervosamente. Produce uno strano ronzio, con la bocca, dalla gola, un gorgoglio feroce, sommesso. Nel petto le vibra una forza randagia, oscura. È partita dal corpo, […]

Racconti correlati