Bugonia | Le cose che si vedono nel cielo
Leggi su In fuga dalla bocciofila Il giornalista si guardò intorno levandosi di dosso l’impermeabile bagnato. C’era un vecchio bancone di legno e marmo (molto anni settanta), le sigarette stipate e incolonnate dietro alla cassa e gratta e vinci di ogni sorta che occhieggiavano davanti. Quattro tavolini e un paio di sgabelli alti bastavano a completare l’arredo. «Da quant’è che ha il bar?» chiese il giornalista trovando finalmente pace sulla sedia. Il barista, come in automatico, si era posizionato dietro il bancone in attesa dell’ordine. «Ventisette anni. E prima avevamo un ristorante. In viale don Minzoni». Fece scorrere una mano davanti al prezziario attaccato al muro (anche quello molto anni settanta, con le lettere e i numeri a incastro). «Cosa le posso fare?» Il giornalista continuava a roteare estasiato la testa finché qualcosa non catturò definitivamente la sua attenzione. Un’intera parete dedicata ai cimeli. Fece per alzarsi ma il barista lo anticipò. «Stia, stia» disse «le porto io qualcosa». «La ringrazio. E un cappuccino andrà benissimo». Il barista rimase dietro al bancone per preparare il cappuccino – rumore gutturale della lancia vapore – quindi lo portò al giornalista che nel frattempo aveva collegato un piccolo microfono di forma sferica al telefono e lo stava disponendo su un minuscolo treppiede. Tirò fuori anche un quaderno con i tre quadratini neri della BBC e una penna stilografica. Diede una piccola sorsata e riprese: «Non conosco bene Firenze. È solo la seconda volta che ci vengo». Lenta […]