Ma cosa studia chi studia Informatica Umanistica?
Leggi su Chiacchiere letterarie Mi è stata rivolta tante volte, questa domanda, declinata in modo diverso a seconda della persona che la poneva: ma tu cosa studi, esattamente? mi ha chiesto mia nonna qualche tempo fa con sguardo confuso; ma che lavoro potrai fare dopo? chiede ogni tanto qualche parente più preoccupato dal lato pratico; ma sei un’informatica o una letterata? chiedono esponenti delle rispettive categorie, per poi storcere il naso quando dico che sono entrambe le cose e nessuna delle due. Quest’ultima domanda, tra l’altro, è la mia preferita, forse perché non è così distante da quello che io stessa mi chiedo, di tanto in tanto: chi sono, esattamente? Sono un’informatica poco esperta? una linguista iper specializzata ma con scarse basi teoriche? una letterata senza il tesserino di appartenenza all’illustre comunità? La risposta che mi do solitamente, con sfumature più o meno positive a seconda dell’oscillamento ormonale e accademico è: sono un balto. O meglio, una balta: non sono un cana, non sono una lupa; so solo quello che non sono. Vivere sul confine: è davvero tanto male? Siamo abituati a pensare che sia necessario definirsi, mettersi delle etichette, essere qualcosa di preciso, avere contorni perfettamente riconoscibili. È un’esigenza generata dalla società della performance, una società che premia i geni, le eccellenze, i migliori: il miglior scrittore, il miglior matematico, il miglior fisico (declinati al maschile volontariamente). Delle altre […]