Me and You and Everyone We Know | Diciotto metri quadri
Leggi su In fuga dalla bocciofila di Valentina Casadei Ogni mattina la chiesa davanti a casa mi butta giù dal letto alle otto e trenta in punto. Da ormai due anni ho smesso di mettere la sveglia poiché ci pensano le campane. E la vita dei vicini, che siano quelli del pianerottolo di destra, con i bambini che corrono dappertutto, che costruiscono capanne con le sedie e le coperte e che parlano con l’amico immaginario al di là del muro, senza sapere che al di là del muro non c’è nessuno o meglio ci sono io che non sono effettivamente nessuno. Oppure i vicini del pianerottolo di sinistra, che fanno l’amore di continuo e non sembrano essere mai stanchi, e alternano gemiti, insulti e parole d’amore, in una ripetizione infinita e instancabile d’intensità e squilibro, che trovo affascinante ma che sento che mi affaticherebbe. E poi ci sono io, con il mio silenzio e i miei rumori più discreti, la masticazione, qualche colpo di tosse, un oggetto che faccio cadere mentre passo la polvere, i Rammstein a basso volume quando sono arrabbiata, Bob Marley a basso volume quando sono arrabbiata e cerco soluzioni, Elliot Smith a basso volume quando sono arrabbiata, cerco soluzioni e non ne trovo. Se non fosse per qualche incontro fortuito in ascensore, per i miei vicini non esisterei poiché non mi sentono mai. Non credo ci sia bisogno di dire che la solitudine mi pesa ancora di più circondata da tutte queste vite caotiche e chiassose. Ma per fortuna ci pensa dio a riempire questo vuoto: le campane al mattino sono un po’ come un […]