No Other Land | « Che siano maledetti »
Leggi su In fuga dalla bocciofila 23.11.2022 Masafer Yatta, scuola elementare –––––––– C’è odore di calce e pirite. La polvere si alza da terra, e il vento la distribuisce agli occhi dei genitori e degli allievi della scuola elementare perché si possano seccare le lacrime senza mostrarle troppo al cielo, che è immenso: arriva fino alla distesa di abitazioni di Al Khalil, nella valle, e a nord fino a Gerusalemme; forse il cielo, per alcuni che riescono a guardare lontano, arriva fino al mare. Molti bambini, per esorcizzare la distruzione, si mettono a spostare le rocce una sopra all’altra, e cercano di fare dei piccoli muri, delle colonne, qualunque cosa che li sorregga. Alcuni semplicemente piangono. I genitori gridano. Non tutti. Alcuni osservano con le mani che si tengono gli stomaci, guardano il bulldozer giallo che si impenna di fronte ai muri bianchi della scuola. Un bambino è rimasto seduto su un banco buttato tra le rocce, un poco in disparte, più lontano dalle grida. Osserva la benna entrare nei muri e scardinarli e alzarsi nell’azzurro e lasciarli rotolare sulla terra rossa. Dondola le gambe. La sua attenzione si sposta su un uomo con degli occhiali da sole con le lenti rosse che gli passa accanto; l’uomo tiene il cellulare in mano e batte i polpastrelli sullo schermo. Anche l’uomo lo guarda, ma il bambino non riesce a vedere i suoi occhi, vede semplicemente il riflesso di se stesso, rosso. Chi sa di che colore è il cielo con quelle lenti, pensa il bambino. È rosso di sicuro, ma la te […]