Quello che la neve porta via
Leggi su Chiacchiere letterarie Nevica. Non è una novità, ormai la neve cade quasi tutti i giorni. Oggi, però, lo nota più del solito. I cristalli ghiacciati le turbinano attorno, illuminati dai rari bagliori che riescono ad oltrepassare la cappa di nuvole; finiscono per morire sul tessuto logoro dell’impermeabile, o su quello sfilacciato della sciarpa che le nasconde il viso. La neve scricchiola mentre lei continua ad arrancare, uno stivale dietro l’altro che si inabissa in quell’abbraccio gelido e lascia penetrare sottili fitte di freddo lungo le gambe. Anche a questo ormai è abituata, eppure non riesce a smettere di rabbrividire. Forse perché la sua mente è già proiettata altrove, verso la speranza rappresentata dall’esile pennacchio di fumo che s’innalza attraverso i rami. È talmente disabituata alla speranza che ora fatica a mantenere il suo solito stoicismo. Avanza spedita cercando di rammentare a se stessa che potrebbe sbagliarsi, che il fumo potrebbe essere qualsiasi cosa. Ma la mente e il corpo hanno già deciso, non vogliono sentire ragione. Lui è lì, deve esserci: questo gridano a gran voce. Finalmente è tornato. Dal piccolo angolo di campo visivo che la sciarpa lascia scoperto intravede le prime luci oltre la massa di alberi e cespugli; e anche se il naso è sommerso dalla stoffa, ha quasi la sensazione di sentire quell’odore, che la riporta improvvisamente indietro di dieci anni. Per un attimo la neve scompare, scompaiono il freddo e la fatica. È di nuovo al caldo, in una stanza grande e ac […]