Velluto
Leggi su Biró Quel telegrafo non è mio. Lo trovai ad abbellire il piccolo ufficio quando fui assunto in Marina come operatore radio. Credevo che un giorno avrei avuto un ruolo determinante per la difesa nazionale, magari Ufficiale delle telecomunicazioni. Per quarant’anni non ho fatto altro che trasmettere e archiviare bollettini meteo, mentre tutti intorno a me si godevano le loro promozioni. Al pensionamento me lo portai a casa: dopo giorni di studio della conformazione architettonica, dell’evoluzione della luce durante il corso della giornata e della disposizione illuminotecnica, lo sistemai sul tavolino da fumo davanti al divano. La medaglia al valore di cui non sono mai stato insignito. Biiip. Proprio ieri sera stavo per mettermi a tavola a consumare la cena che la domestica mi aveva preparato prima di andarsene, quando ho sentito un rumore elettrico e poi un altro e un altro ancora. Non era l’acufene, al quale da anni ero abituato, ma un suono esterno a me e interno alla mia casa. Ho iniziato a perlustrarla: dalla cucina mi sono diretto verso la camera, udendolo farsi più flebile; sono tornato indietro e ho svoltato nella sala. Lo sentivo rimbalzarmi nelle orecchie acuto e nitido. Biiip. Ho guardato intorno. Il telefono fisso giaceva inerme come sempre, ormai ridotto a oggetto di arredo postmoderno. La tv era spenta, lo stereo anche, eppure qualcosa stava turbando con ostinazione la consueta e sonnolenta immobilità della stanza. Bip – biiip – bip. I miei occhi […]