Parthenope | Tutte le cose a cui penso guardando Parthenope

Leggi su In fuga dalla bocciofila di Giorgia Papagno (essi vivono) Non sono sicura di sapere perché io sia andata a vedere Parthenope, forse perché non vedo Alberton da più di sei mesi – mi è mancato – e Alberton si dichiara grande fan di Sorrentino – io no – e so che l’unico modo per farlo schiodare dalla provincia della provincia e scendere in città in orario per un appuntamento è prenotare dei biglietti in una sala piccola; o forse perché all’orrore pomeridiano e luminoso della domenica di novembre è preferibile la noia pomeridiana in un posto più buio e caldo di casa mia, ma da quando è morto mio padre il cinema – come molti altri piaceri – è diventato un calvario di iperventilazione e vescica compressa, un esercizio di pazienza e distanziamento mentale che mi serve per convincermi che sì, so ancora respirare e no, non sono diventata incontinente a trentasette anni, che sono perfettamente in grado di silenziare la mia voce narrante e lasciare spazio ad altre storie, altre vite, ma la verità è che la mia voce narrante sta già anticipando e cucendo commenti standard, abbastanza generici da non farmi prendere posizione in merito a un film che – lo so già – non seguirò e abbastanza puntuali da non farmi sembrare ignorante (“ho bisogno di tempo per metabolizzarlo, non saprei ancora dire se mi è piaciuto o no ma di sicuro mi ha dato qualcosa, è una poetica che non mi appartiene ma che convince, intrinseca coerenza, pura estetica e la compagnia bella del Caulfield, […]

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