Jouer avec le feu | Tutte le volte che abbiamo fallito

Leggi su In fuga dalla bocciofila Avevo undici anni, la prima volta in cui ci ho provato, ma ci pensavo da che ho memoria. Da bambino, sicuramente ci avevo pensato molto. Per vergogna, la domenica sera, quando mi rigiravo nel letto nel terrore dei compiti non fatti per il giorno dopo, per senso di colpa mentre passavo le ricreazioni chiuso in classe o durante il tragitto verso casa con la pagella che scottava in mano, o per tristezza ogni giorno di Natale. Non sono il mitomane che tutti credono. Pensano, soprattutto, che non abbia mai voluto veramente morire, ma giuro che la mia sopravvivenza è stata sempre un caso. A quindici anni ero già al terzo tentativo e ho iniziato con gli psicofarmaci, prima di allora non avevo mai visto un dottore. Non mi avevano preso sul serio, «certo che è stato un incidente», dicevano, «mio figlio è un bambino perfettamente normale». Annegamento. Ero un bambino normalissimo. Avevo visto The Hours e quella di Virginia Woolf mi era sembrata un’ottima idea. Così mi sono riempito le tasche di pietroni e mi sono buttato in un laghetto deserto, famoso per le correnti, non troppo lontano da casa, perché il trasporto della salma fosse agevole. All’epoca la mia famiglia la prendeva ancora sul personale, era tutto un «non pensi a noi, al dolore che ci causi» ma, al contrario, mi sono sempre preoccupato di non dare troppi problemi con la salma. Il trasporto della salma è, lo ammetto, una faccenda macchinosa. Ad ogni modo, il caso ha voluto che un guardone locale avesse visto tutto e che si […]

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