Committenza a una poetessa immaginaria

Leggi su Biró Mia preziosa Linda, ti scrivo pubblicamente, colgo due occasioni in una, mi perdonerai ma è una puntata di sana rabbia, in preparazione del «rischio». E forse anche di altro, qualcosa sta cambiando, per fortuna. O per tigna. Decidi tu. Io lo so. Prepariamo il nuovo numero cartaceo della rivista.  Siamo ormai un’annuale ricorrenza impaginata e sempre in corsa e sempre in animo di arrivare a fare meglio. Per cui l’affanno si supera, ci diciamo, prima o poi si supera, e il nuovo numero sarà bellissimo. Ma sembra sempre di essere indietro, fino al giorno ultimo, fino al momento in cui la gamba d’appoggio è raggiunta dall’altra, fino ad allora ci parrà di essere indietro. Le energie sono tutte concentrate lì e ognuno lotta con le proprie e le altrui opposizioni, con la fisiologica mutevole immagine che si ha della letteratura, della narrativa. Dell’editoria.  Si lotta persino con la misoginia di certi autori incapaci di scrivere se non in preda alla deriva masturbatoria, e si sa che l’onanismo è atto privo di rapporto, dunque che subentri una figura altra, estranea, pronta a dire la sua, magari editando, magari donna, diviene improponibile. Io in questi casi penso sempre alla mia splendida amica e alla sua passione per il proverbio cinese. D’altra parte, il fiume è largo. E si deve confidare nelle sue correnti, intanto io vivo, con altre e altri, la mia scomoda sponda.  Si lotta con la poesia e per la poesia (specialmente quando questa è vituperata, risucchiata da p […]

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