Editoriale ovvero Almanacco Kitsch di Giugno ’24

Leggi su Biró Szentkirályi è il nome che leggo sulla bottiglietta dell’acqua comprata all’aeroporto di Budapest. Accanto ho appoggiato una moneta da 100 HUF – il fiorino ungherese – così simile alle nostre vecchie cinquecento lire. Osservo questi due oggetti [metalli fusi in forma circolare e plastica ergonomica con tanto d’etichetta – sempre rigorosamente in plastica] e imploro da loro l’ispirazione per aprire l’almanacco di giugno: sono il mio monito a ricordarmi gli innumerevoli pensieri elaborati durante i miei pochi – ma intensi – giorni di vacanza nella capitale magiara. Siamo tanti in questo mondo, è stata una delle frasi ricorrenti che mi sono detta. Era [e lo è tuttora] un sollievo il pensiero di questa moltitudine di volti ignoti che ogni giorno, esattamente come me, si arrabattano nel quotidiano di questa vita così inquieta. Bisogna viaggiare per non sentirsi soli nel dolore? Bisogna percorrere chilometri di cielo per intuire [e trovare ristoro] nel sapere che in qualche modo siamo uniti da una sofferenza condivisa? Ma quanti addii al celibato e nubilato! Per caso ora va di moda sposarsi? E poi che carini quei due vecchietti allampanati che giocavano a scacchi immersi nei 28 gradi della piscina termale. “In acqua si è sempre consolati e, in certi giorni buoni, in certi giorni fortunati, si può anche diventare euforici.” Sulla sdraio ho riletto queste parole [che ho trovate perfette in quel momento, non casuali] tratte da Chi dice e chi tace di Chiara Valerio, romanzo entrato nel […]

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