Come rovesciare un secchiello 

Leggi su Biró Intervista a Raffaele Cataldo  (Di me non sai, Accento Edizioni) Non ci eravamo mai visti prima.  Sapevo che aveva dieci anni più di me e che portava spesso un cappellino nelle foto. Che viene dal mare, e che il suo mare è più lontano e più bello del mio.  Sapevo che abbiamo avuto la stessa insegnante, io e lui, ma in momenti diversi. E lo sentivo, per queste ragioni, vicino. Un compagno di banco. Allora ci siamo incontrati in un posto semplice, una lavanderia a gettoni, perché entrambi dovevamo fare il bucato. E siamo usciti dai nostri appartamenti di città con il sacco dei panni sporchi tra le persone del sabato mattina.  Non c’era nessuno quando sono entrata, solo il rumore delle prime lavatrici e due sacchetti vuoti ai loro piedi. Ho percorso il corridoio fino in fondo – il pavimento mi ricordava una partita a scacchi, e il fatto che non ci  sappia giocare – finché davanti all’ultima lavatrice ho appoggiato le mie cose. L’aria era tanto umida lì dentro che sembrava di essere piombati in piena estate: poi Raffaele è arrivato e indossava un cappellino verde. Un ragazzo biondo è entrato alle sue spalle. Raffaele e io abbiamo parlato di detersivi monouso e macchinette automatiche e ho pensato che avremmo avuto tutti lo stesso odore. — Hai presente quando senti un profumo per strada — gli ho chiesto — e dici: “Questo!” Questo profumo so dove l’ho sentito, so quando l’ho vissuto. Non credo che Raffaele si aspettasse questa domanda, ma ha capito.  […]

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