L’estate più calda degli ultimi quarant’anni
Leggi su Biró Ieri sera, quando sono rientrato dal lavoro, ho visto due valigie all’ingresso. Laura era nella camera del bambino. È lì che dorme ormai da tre mesi. Non riesce a starmi vicino. La capisco. Nemmeno io ce la faccio a stare con me. Mia madre mi ripete – ogni giorno – che insieme possiamo superare questo momento. Siete giovani, mi dice, avete tutta la vita davanti. Ma quale vita? Mi sono tolto la giacca. Ho percorso il corridoio. Laura stava seduta sul bordo del letto. Dovevo fare un passo, uno soltanto. Ma poi ho notato che aveva le scarpe ai piedi. Quelle scarpe mi urlavano che il tempo era scaduto. Niente supplementari. Sono andato in cucina. La tavola era apparecchiata, ma solo per me. Ho pensato di prendere un angolo della tovaglia e tirare. Far volare via tutto. Sentire il rumore cacofonico delle stoviglie e dei vetri che si frantumano. Qualcosa che riempisse il vuoto e a cui si potesse poi rimediare. Per il resto non c’è rimedio. È accaduto tre mesi fa. La sveglia è suonata alla solita ora. Ho sentito i rumori che arrivavano dal bagno. Laura cantava una filastrocca mentre cambiava il bimbo sul fasciatoio. Lei è cresciuta con queste canzoncine strambe che le cantava sua nonna. Pin pin cavalin, sota al pè del tavulin… Matteo le faceva eco lanciando dei gridolini acuti. Mi sono alzato dal letto. Li ho incrociati mentre andavano in cucina per il biberon del mattino. Lui mi ha allungato le braccia. Io gli ho fat […]