Il gioco del doppio. Melinoe vestita di zafferano
Il tema del doppio è un topos che ha avuto grande fortuna nella letteratura. Di esempi se ne potrebbero fare in quantità ma crediamo basti ricordare i più celebri per averne un’idea: dallo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson al Visconte dimezzato di Calvino, passando per il forse meno conosciuto ma altrettanto intrigante Sosia di Dostoevskij, il tema del doppio sa affascinare per questo suo saper gettare un alone di inquietudine costante. A inquietare è l’altro tema a esso collegato, soprattutto se consideriamo il modo in cui il doppio va a intaccarlo nel profondo: l’identità personale. La cultura occidentale, dall’epoca dei Greci in poi, vede nell’identità l’elemento fondante della persona. Immaginiamo dunque quanto possa essere straniante per l’individuo comune ritrovarsi davanti qualcuno che al contempo è e non è se stesso.Fatta questa doverosa premessa, possiamo dire che Nicola Brami si inserisce in questo tema, pur con una versione aggiornata, grazie al suo Melinoe vestita di zafferano, pubblicato da Blu Atlantide. Il romanzo di Brami prende avvio da una situazione non proprio felice fra due fratelli: Enea, professore di matematica in un liceo di provincia, e Nicola, scrittore di successo. Ciò che arriva a compromettere la stabilità è il fatto che Nicola si scopre malato di cancro e incapace di accettare una morte impossibile da evitare. «Il problema è che, nonostante tutto, voglio vivere» confessa al fratello. Ed è proprio da questo deside [...]