Lungo il sentiero selvatico con Matteo Righetto

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Katharina Thaler ha dieci anni. Vive con mamma e papà in un maso dolomitico. Fin dai primi respiri di questo romanzo, ci troviamo nel mezzo di una piccola comunità alpina, nella Ladinia: questo contesto geografico, è la poetica del racconto che si svilupperà, perché i ladini non sono una “minoranza” qualsiasi. Alla vigilia della Grande Guerra, vivono sotto il governo austro-ungarico, con la loro cultura, la loro lingua, la loro grammatica, i loro valori. E le loro superstizioni.Soffermiamoci però sulla Ladinia, che presto diventerà teatro del fronte dolomitico: una regione storico-geografica che include cinque valli di lingua ladina. Valli a tutti ben note in epoca moderna per la loro attrattiva turistica: Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Valle d’Ampezzo e l’areale di Katharina, detta Tina: la Valle di Fodóm. In questo contesto le pagine diventano tridimensionali, Righetto è uomo adottato dallo spirito della montagna e sa rendere semplice ciò che è difficile: rendere verosimile una storia evitando di adulterare il tessuto narrativo, lasciando che siano le trame geografiche e naturali, la spiritualità “indigena” di Tina, a dare ritmo al racconto: «Si disse che la meraviglia degli animali selvatici stava in questo: che sono loro a decidere se e quando incontrarci, per un solo istante che è una rivelazione. Quando si va per boschi, montagne, dirupi, magari noi non li scorgiamo, eppure loro ci sono, sono sempre presenti e osservano ogni movimento dell’uomo. Sanno dove sia [...]

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