(Ri)leggere Lolita a Teheran, a Roma, vent’anni dopo
In letteratura bisogna giudicare il mondo che ci viene raccontato e considerarlo come assoluto. I confini del libro sono i confini del mondo, e quelle all’interno le sue regole. Poco importa ciò che vi è oltre; un buon libro allude sempre a ciò che manca. I libri sono i sogni delle individualità, ed è quanto possiamo sperare di conoscere. È per questo che bisogna leggere e farsi guidare da Azar Nafisi nel suo piccolo-grande mondo, senza chiederci cosa ci ha portato fin lì, cosa non sappiamo, cosa decida di tacerci per pudore – o per obbligo, e che possiamo crearci un’idea su qualcosa di ignoto, di cui sappiamo e sapremo pochissimo. Ma cosa significa Leggere Lolita a Teheran, a Roma, più di vent’anni dopo che è stato scritto? Il tentativo di commistione speculare è altrettanto difficile, poiché una cosa rimane tale ed è se stessa solo dove è stata creata. Non si può decontestualizzare e destoricizzare, se non finendo per raccontare la farsa carnascialesca di quel libro o di quella rappresentazione o di quel concetto. Gli esotisti sono diffusi qui da noi quanto i filo-occidentali in Oriente, e sono persone che trasformano i capricci esotici in torsioni ossessive, rincorrendone sempre la vera essenza che mai potrà appartenergli. Rudyard Kipling scrisse un giorno queste parole «East is East and West is West, and never the twain shall meet», «L’Oriente è l’Oriente e l’Occidente è l’Occidente, e i due mai si incontreranno». Vero è che, più avanti nel testo, Kipling modific [...]