Anatomia di una caduta | Cena di famiglia

Leggi su In fuga dalla bocciofila       di Giuseppe Fontana (essi vivono) Ogni sera, al solito orario, tutti e tre sospendiamo le nostre attività e ci riuniamo a tavola, dove parliamo del più e del meno. Oggi mamma ha fatto la lasagna e già so che questo sarà l’evento più notevole della serata. Per imbastire una conversazione, mi fanno le solite domande: com’è andata a scuola, se c’è stata qualche interrogazione, cosa ho fatto a casa. Io rispondo di malavoglia, mi sento costretto a parlare, come se il silenzio fosse una colpa. Mentre descrivo l’esercitazione antincendio, mi sfiora il pensiero che le nostre cene siano squallide pantomime di quelle che ci propinano le pubblicità televisive: mai un alterco, toni sempre pacati, scambi di per favore, grazie, prego, non c’è di che, quasi leggessimo una sceneggiatura per famiglie felici che non preveda episodi di rabbia. Capita che il volto di qualcuno si contragga, per un istante, e l’impassibilità sembra cedere alla pressione della rabbia. Per un istante. Alla fine, la nebbia torna sempre. Mi sembra che questa compostezza sottintenda qualcos’altro, per cui aspetto che papà prenda la parola. Non siamo sempre stati così. Ricordo un tempo in cui il litigio era all’ordine del giorno, un tempo senza compromessi, ed entrambi difendevano con fierezza le proprie posizioni. Ogni conversazione era un campo minato, allora, e le parole andavano ponderate, per non far saltare l’equilibrio precario che ci teneva in piedi.  Gli animi dei miei genitori erano due pi […]

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