Dante e l’heavy metal

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È piuttosto immediato, anche per i non appassionati del genere, il collegamento tra heavy metal e immaginario infernale, dato l’impiego insistente e reiterato di figure e di motivi satanici, nei testi e nell’artwork degli album, da parte degli artisti di questa scena musicale. Tale propensione è considerata una delle caratteristiche fondamentali ai fini di distinguere le band che si muovono all’interno del filone hard rock da quelle ascrivibili alla variante “classica” dell’heavy metal, che del primo costituisce un’evoluzione: «To be considered heavy metal a band has to play hard rock/heavy metal music; needs to be limited in its number of ballads […]; needs to use demonic/occult imagery in the majority of its album covers; needs to have a stage presence involving theatrics of a prop-based, costume-based, and/or pyrotechnic variety; and most importantly, needs to have demonic/occult references […] in a significant number of their songs»  Cfr. Campbell 2005: 106-107. Le ragioni di questa tendenza si possono ricondurre alla finalità principale che anima la produzione di questi musicisti, quella di colpire e sconvolgere l’ascoltatore medio – perseguita anche a livello sonoro, con il ricorso a ritmi martellanti, chitarre distorte e un cantato molto spesso “urlato” -; come asserisce Robert Walser, sono inoltre imputabili al malcontento nei confronti delle identità e delle istituzioni dominanti e all’esigenza di ispirarsi a ideali più largamente condivisib [...]

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