Tess, nella brughiera delle scoperte disperate

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«Tutto ciò che so della realtà, è questo: che il dolore è immorale»(Anna Maria Ortese, In sonno e in veglia, Adelphi 1987) «Whacher è quello che era.Osservava Dio e gli uomini, il vento della brughiera e la vasta notte.Osservava gli occhi, le stelle, il tempo atmosferico,il dentro e il fuori»(Anne Carson, Vetro, Ironia e Dio, Crocetti  2023) «Dopo tutto, i libri sono fantasmi. Il corpo dell’autore è invisibile, ma la parola scritta ci permette di entrare in comunione con i morti. Tutti i lettori sono posseduti da fantasmi. E un volta che abbiamo  terminato e digerito i libri, quei fantasmi vivono in noi, non solo nei pensieri della veglia, ma a volte anche nei sogni, in quelle finzioni notturne che tutti noi creiamo. »(Siri Hustevdt, Madri, Padri e altri, Einaudi 2023) Tra tutte le letture di Tess dei d’Urberville, protagonista dell’omonimo romanzo di Thomas Hardy – pubblicato per la prima volta a puntate nel 1891 e appena riproposto da Rizzoli nella magnifica traduzione di Monica Pareschi – mi colpisce il saluto di Anna Maria Ortese, vero e proprio epitaffio, in cui la scrittrice riesce a condensare il tragico destino di una figura femminile indimenticabile, “una donna pura”, come l’ha definita Hardy nel sottotitolo. «Riposa, cara Tess dei d’Urberville, nella brughiera delle tue scoperte disperate. A te il sonno della giustizia terrestre, e il sonno – consolato dalla tua fraternità – ai Fagiani morenti.» (il corsivo è mio, nda) A un’amant [...]

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