#Anatomia del classico | L’horror? Un gioco da ragazzi

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Troupe televisiva al Salone del Libro di Torino nel 2013. L’intervistatrice si rivolge a tre bambini. «A te cosa piace leggere?» «I libri di Harry Potter!» risponde il primo. «E a te?» «Mmh… libri di animali» dice la seconda, una bimba piccolissima. L’intervistatrice si rivolge al terzo: «E tu cosa leggi, invece?». Il bambino la guarda sinistramente negli occhi. «A me piace l’orrore.» Nel suo scritto del 1919 Das Unheimliche (Il perturbante), Freud si addentra in una complessa analisi anzitutto psicolinguistica, la cui tesi di fondo è che il perturbante sia ciò che ci spaventa perché risale a qualcosa che ci è noto da lungo tempo, che ci è familiare.L’aggettivo tedesco unheimlich (sconosciuto, perturbante) è la negazione di heimlich (domestico, familiare) ed entrambi vengono dalla parola tedesca Heim, l’equivalente dell’inglese home, casa. Nel senso, aggiungerei, di dimora, tana, luogo che è solo tuo e che viene difeso non solo dall’invasione dei corpi altrui ma anche dall’invadenza degli sguardi. Tuttavia, stranamente, fra i significati accessori di heimlich compare un’area semantica che appartiene proprio al suo opposto, cioè: segreto, misterioso, minaccioso, inquietante.Qui la disamina di Freud può essere semplificata e provo a farlo. Heimlich è il nascosto, il celato “in casa” – pensiamo all’espressione «lavare i panni sporchi in casa». È ciò che si può fare solo in casa, ciò che deve rimanere segreto all’esterno, e per questo entra in un’area di significato che [...]

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