Tra passione ed estasi. Il boia di Brescia di Hugo Ball

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«Allor che il grido di dolor della mandibola t’ha divelto i denti,anche uno scroscio d’oro è caduto tra i pilastri del cielo».Hugo Ball, Il boia Hugo Ball è un personaggio a cui non siamo più abituati, un’artista che non ha paura di venire frainteso né tantomeno di essere compreso troppo facilmente. Un creativo capace di onorare il passato senza però vivere in esso, un innovatore che sarebbe peccato licenziare solamente come uno dei fondatori del dadaismo e un eccezionale autore di poesie sonore. A differenza di quanto si creda, una delle prime passioni di Hugo Ball è il teatro. Sono i primi anni del Novecento quando, poco più che ventenne, viene attratto dal concetto di arte totale di Wassily Kandinsky e, sperimentando, comincia a adattarlo agli studi di regia condotti con Max Reinhardt. In quel periodo di grande fervore artistico scrive lo spettacolo per marionette Il viaggio del diavolo sulla terra, il dramma storico Nerone e la tragicommedia in versi Il naso di Michelangelo. Alla vigilia del primo conflitto mondiale Ball si presta ancora una volta al teatro e, tra tumulti nazionalisti e adunate di fanatici, scrive, nemmeno trentenne, Il boia di Brescia. Ne riesce a pubblicare il primo atto nel marzo del 1914 sulla rivista Die Neue Kunst e, proprio nello stesso periodo, come testimonia il suo diario, vaglia una nuova idea di arte teatrale, capace di rappresentare passioni sconvolgenti, ma avallate da una commistione di linguaggi che, in parte, anticipano il teatro della [...]

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