Povere creature | Imparare

Leggi su In fuga dalla bocciofila       Sono sempre stata una ragazza di città fin nel midollo. Ricordo la prima volta che i miei genitori mi hanno portata fuori da Firenze, era per andare a trovare mio zio in campagna. Aspettavo davanti al porticato della sua bellissima casa immersa tra gli alberi, quando un’ombra che si è mossa velocemente ha fatto sì che il mio dannato prossimo battito del cuore di bambina di tre anni saltasse fuori dal mio petto con un singulto a forma di OH! Ho gridato che quella materia nera che si era mossa ai margini del mio campo visivo era il ratto più grande che avessi mai visto. Mio zio mi ha risposto con premura che, cara Bella Baxter, sei la mia parente preferita, ma quello era un gatto. Ho dovuto imparare a riconoscere gli animali. Dopo di che i miei genitori devono aver finalmente capito che ci sono delle cose che non si possono apprendere rimanendo confinati dentro a una città come Firenze, talmente compiaciuta dalla propria bellezza da preoccuparsi per cose irrilevanti, così ogni estate iniziammo a migrare nella parte più a ovest della Liguria. Mio padre aveva solo due settimane di ferie all’anno, quindi non appena si ripresentava il mese di agosto ogni volta uguale a se stesso, impacchettavamo tutto quel che riuscivamo dentro al Van e seguivamo la bianca linea spezzata dell’autostrada finché non era più possibile andare oltre. Ho imparato a guardare fuori dal finestrino, forse solo a guardare. È lì, in quella estrema punta dello Stato italiano che ho imparato […]

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