Paz! | Una di quelle sere
Leggi su In fuga dalla bocciofila di Alessandro Prosperi (essi vivono) Un’ultima boccata alla sigaretta prima di spegnerla nel vaso accanto al divano, quello con il ciclamino ormai secco, irrecuperabile, come la maggior parte delle piante del soggiorno. Non ero io che me ne prendevo cura. Del resto, tutta la casa sta morendo. In pochi giorni la puzza di fumo ha già impregnato tutto, prima neanche potevo fumaci qui dentro. Fa caldo. Il sole sbatte sui palazzi di cemento armato e sui tetti di amianto. Le finestre degli appartamenti abitati hanno i rotolanti abbassati fino ai tappi di finecorsa: la scottante desolazione è inarrestabile e il ronzio dei condizionatori incessante si insinua nel cervello evaporando ogni placido pensiero. Non so da quanto tempo sono qui, sdraiato sul divano, ma ci vorrei rimanere per sempre. Guardare ancora una volta i titoli del canale 100 e non pensare allo schifo di questi giorni, di questi mesi. Dalla grande finestra della sala, tra gli spazi liberi di una veneziana, intravedo il bosco di querce e castagni che sale sulla collina, nell’unico lato del quartiere senza palazzi. Quando tira vento le chiome degli alberi si muovono all’unisono, come delle grandi onde. “Guarda. Sembra il mare! È come il mare, solo che è verde.” Mi disse Violante, uno dei primi giorni in questa casa. “Potrei mettere qui la mia macchina da cucire. Mi piace il vento… Magari ricomincio a dipingere”. Oggi invece è tutto immobile, pesante, e quel cazzo di bosco non ha niente di part […]