In Italia non c’è più nessuno con cui parlare di letteratura
Ogni tanto mi sveglio con una strana urgenza (o nostalgia) addosso. Mi manca qualcuno con cui parlare di letteratura. No, non di libri. È diverso: di letteratura. La differenza è sottile, ma decisiva. Forse mi inganno, e credo di avere idealizzato quelle conversazioni lunghe e sovreccitate che facevo uscendo dalla facoltà di Lettere quindici anni fa. Perfino per email: email lunghissime come quelle che si scambiano le due protagoniste del romanzo più recente di Sally Rooney, Dove sei mondo bello. Che a me è piaciuto: proprio per quelle lunghissime email sulla letteratura contemporanea, sul marxismo, sul romanticismo… E d’altra parte non mi ha stupito che, al contrario, alcuni fan di Rooney della prima ora abbiano avuto da ridire proprio sulle email: troppo lunghe! Chi si scambia più email così lunghe e articolate nell’epoca in corso? Quasi nessuno. Ci vuole tempo, ci vuole dedizione. Ci vuole anche un argomento appassionante: come la letteratura, appunto, quando non è solo un semplice “parlare di libri”. Nella minuscola porzione o bolla di mondo di cui faccio parte per mestiere, di libri si parla continuamente. Spesso perdendo di vista l’indifferenza (che a tratti mi pare perfino sana) del resto degli umani agli oggetti su cui continuiamo a scambiarci veloci, approssimativi, esteriori, stucchevoli o irritati, ghignanti pareri tra addetti ai lavori e ai livori. Com’è il nuovo libro di? Hai visto, è in classifica? Ma secondo te va allo Strega? No, forse va al Campiello. Fors [...]