Tra sangue, cielo e terra. La Valchiria di Romeo Castellucci

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Il Teatro de La Monnaie di Brussels in questi giorni è un luogo in pieno fermento creativo all’interno del quale attori umani e non umani partecipano al grande spettacolo della rappresentazione. Sembra di recuperare gli antichi spazi del teatro pre-tragico, confluenza imprescindibile di relazioni oltre l’umano. Il merito è di una delle più brillanti menti del teatro italiano contemporaneo, Romeo Castellucci, che veste i panni del direttore di scena nella produzione della Die Walküre (La Valchiria) di Richard Wagner. La Valchiria, seconda parte della tetralogia del Ring (L’anello del Nibelungo), narra il proseguo degli avvenimenti del Das Rheingold (L’oro del Reno), già parte del programma del Teatro nello scorso ottobre\novembre. La direzione di Castellucci dissemina la messa in scena di elementi simbolici, ricavati dalla drammaturgia stessa di Wagner, che si fanno nuove, talvolta enigmatiche, chiavi interpretative per un’opera che di per sé è già prossima alla perfezione. In questo spazio si ripercorreranno alcuni momenti del dramma (la cui durata complessiva è di circa cinque ore), sottolineando solamente alcuni degli straordinari accorgimenti del regista italiano. La firma di Castellucci è dominante sin dal primo istante, quando al sollevarsi del sipario si scopre la presenza di un telo a chiudere la scena, opacizzandola ed accentuando il senso di percezione onirica del mondo mitologico di Wagner. La messa in scena anticipa l’overture orchestrale: sul telo soccombe il c [...]

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