Raccontare l’acquaticità dell’esistenza
Quando si ha in mano un nuovo libro si è soliti, per prima cosa, leggere la trama e la biografia delle bandelle. E così, prendendo il romanzo d’esordio di Kim de l’Horizon Perché sono da sempre un corso d’acqua (Il Saggiatore, 2023) , si è portati subito a domandarsi: ma chi è veramente? È anche – o solo – un personaggio di fantasia? Dichiara, infatti, di essere nato nel 2666 a Gheten, il pianeta del famoso romanzo fantascientifico di Le Guin La mano sinistra delle tenebre, diventando così anche personaggio della sua prima opera di narrativa, con cui ha vinto sia il Deutscher Buchpreis che lo Schweizer Buchpreis. In questa autofiction, Kim rivolgendosi a sua nonna cerca di conoscere la propria storia, partendo dalla costruzione del proprio albero genealogico, in cui si assiste al predominio di figure femminili, da sempre protagoniste della sua vita. Realizza così un quadro di donne che assumono tratti di streghe, per l’epoca da loro vissuta, legate da un elemento comune: il non riconoscersi nelle vite che sono state costrette a indossare e che poco rispecchiano la propria concezione di libertà. Sono due i concetti chiave della scrittura – e dunque della vita – di Kim de l’Horizon: fluidità e libertà. E si dimostrano in ogni dimensione, quindi nel corpo, nella sessualità, nella lingua e nei diversi generi che compongono questo romanzo. «Ti scrivo perché: finché scrivo non parlo ma [...]