Vivere in un mondo che si muove. Un ricordo di Marc Augé

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Nel maggio dello scorso anno ero ai Dialoghi di Pistoia, seduto a un tavolo in una meravigliosa piazza del centro a sorseggiare un vino con Anna Gilardi e visto che non sentivo Marc Augé da più di due anni le ho chiesto se lo avesse sentito recentemente, visto che sapevo bene della loro amicizia ventennale. Purtroppo anche lei non lo sentiva da parecchi mesi e entrambi ci siamo salutati dicendoci che al più presto gli avremmo scritto per sapere come andavano le cose a Parigi e se la sua salute fosse migliorata.Ho avuto la fortuna di conoscere Marc nel per me lontano 2008, quando iniziai a lavorare nella casa editrice milanese Elèuthera, che tra i tanti libri dell’antropologo francese, grazie al sesto senso di uno dei fondatori della casa editrice, Amedeo Bertolo, era stato pubblicato nel 1993 quello che diventerà il celebre libro Nonluoghi. Sappiamo tutti e tutte che i nonluoghi sono quegli spazi dell’anonimato sempre più numerosi e frequentati in tutto il mondo (aeroporti, supermercati, stazioni, centri commerciali e via dicendo); oggi è scontato ma dobbiamo ricordarci che sono stati codificati per la prima volta trent’anni fa, proprio da Marc Augé, in maniera così geniale da essere entrati nel nostro linguaggio e nel modo di descrivere le nostre esistenze. Molto spesso il concetto esposto da Augé viene banalizzato o criticato senza aver compreso bene la sua teorizzazione sui luoghi e i nonluoghi. Per questo riporto una sua precisazione, presente nella nuova p [...]

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