Il film più vero sulla scuola: Diario di un maestro

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‹‹L’alunno ha ricevuto la seguente valutazione: ZERO››: mi è capitato di imbattermi in questa frase studiando la documentazione di uno studente. La violenza di quella parola in maiuscolo mi ha turbato: ho immaginato un abisso, un totale vuoto di sapere. Mi sono chiesto se qualcuno potesse davvero non saper fare nulla, né tantomeno avere possibilità di imparare. È una classe di “zeri” quella che viene affidata al protagonista di Diario di un maestro, film del 1973 di Vittorio De Seta ispirato al romanzo autobiografico Un anno a Pietralata di Albino Bernardini e riduzione dell’omonima serie. Il giovane Bruno D’Angelo riceve l’incarico in una scuola elementare romana di borgata nel Tiburtino III, ritrovandosi una classe di pluriripetenti decimata: la metà degli studenti viene sfruttata nei più diversi lavori o scorrazza tra le baracche.  La vicepreside invita il maestro a fare quello che può, visto che si tratta di una classe ‹‹di scarti››. Lo spirito di D’Angelo è però un altro, in linea con quello del tempo; sono infatti anni di fermento: nel 1967 era uscito il dirompente Lettera a una professoressa, mentre nel 1975 il documento Falcucci avrebbe preparato la strada alla legge sull’integrazione scolastica di due anni dopo, quando gli studenti con disabilità sarebbero confluiti nelle classi “normali”. È un momento storico in cui la scuola ambisce a diventare luogo di riscatto sociale, proiettandosi verso un futuro di democrazia e modernità. Il maestro va quindi alla ricerca d [...]

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