Da Virginia Woolf a Ada Negri, le scrittrici mi danno coraggio

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Non tutti gli uomini ma sempre un uomo. È sempre un uomo la persona che mi fissa con insistenza sul sedile frontale del treno, che per strada mi chiama urla commenta le mie gambe o la mia faccia o il mio seno, è sempre un uomo che con il buio mi fa preferire l’auto al mezzo pubblico, la bicicletta alla passeggiata, è sempre un uomo la ragione per cui a volte cambio marciapiede e vagone, per cui tengo le chiavi nella mano mentre sto rincasando, è sempre un uomo quello che mi spiega, che sa di più, che dice meglio. È quasi sempre un uomo, infine, a uccidere una donna.Io ho trentasei anni e sono cresciuta così. Questa è stata ed è la mia normalità, ci sono immersa al punto che a volte dimentico di farci caso ma poi, in fondo, so che è meccanismo di difesa: per non fermarmi a pensare, una volta in più, a quanti condizionamenti subisco nei miei movimenti, negli spazi che occupo, nelle mie interazioni con gli altri. Perché pensarci fa piangere di rabbia. Di fatto la mia libertà non è la stessa di un uomo, perché sono condannata ad avere paura e dovermi proteggere. Io sono una donna e per tutte le donne, in Italia, questa è la vita. Questo, in poche e spicce parole, e nella sua realizzazione più pratica, significa cultura patriarcale. Non tutti gli uomini la praticano, ma è sempre un uomo a farlo. A volte anche una donna. Ma chi mi molesterà, chi mi farà del male, chi mi costringerà a cambiare marciapiede sarà sempre un uomo. Virginia Woolf, una delle scrittrici che amo di più, a [...]

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