Trasmutare il mondo attraverso la lingua.

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«Il romanzo mondano si è sviluppato ignorando il fatto che siamo inseparabili dal resto del mondo, che siamo visceralmente e totalmente intrecciati a forze ed entità non-umane». Lo scrive nel suo saggio L’antropocene inconscio, Mark Bould, che prosegue ancora dicendo: «Inostri incontri con tale agency non-umana non consistono nella scoperta di qualcosa di nuovo, ma nel recupero di qualcosa che era stato dimenticato: non agnizione, ma anamnesi». Secondo il saggista inglese, il romanzo borghese non è più adatto a raccontare la fine del mondo come la conosciamo, ovvero il disastro causato dalle nostre azioni, dalla nostra hybris nel voler controllare i fenomeni non-umani che governano il nostro pianeta. Secondo Bould, dunque, c’è bisogno di forme ibride per far emergere un perturbante invisibile, ma comunque noto, la cui volontà di sottomettere ha messo in pericolo il nostro pianeta. Un esempio di forma ibrida è quella che Huw Lemmey, esponente di spicco del panorama radicale e LGBTQIA+ anglosassone, ha realizzato assieme alla poeta Bhanu Kapil e ad Alice Spawls con Lingua ignota (traduzione di Enrico Gullo, timeo 2023), una rielaborazione della vita della mistica e dottora della Chiesa Ildegarda di Bingen, la prima ad aver inventato una lingua artificiale – la lingua ignota del titolo – per raccontare le sue visioni mistiche di epidemie, mondi in fiamme, ma allo stesso tempo la viriditas, l’energia vitale che parte dalla comunione [...]

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