Come un tuono | 0 RH –

Leggi su In fuga dalla bocciofila     La cosa più complicata nella gestione del dolore, pensava disteso lungo e immobile nel letto n°51, è non cedere alla tentazione di dargli una forma. Ma quali alternative restano?, si domandava, e finiva per dare al proprio dolore la sembianze di un grosso volatile intrappolato in una teca di vetro, e i vetri della teca sono i confini dei nostri corpi straziati, così diceva a se stesso, i vetri sono le nostre pelli, pensava, e sono vetri troppo puliti perché l’uccello possa vederli e non sbattervi contro furiosamente. E così sentiva questo grosso corvo, o cornacchia – il dolore non poteva essere altro che un corvo o una cornacchia, si diceva –, mentre continuava a sbattere contro quei vetri, sbatteva talmente forte che divampava. Lentamente il fumo riempie la teca come il micelio di un fungo si espande nella terra fradicia e scura di inizio estate, e il corvo da un momento all’altro sta bruciando; sta sbattendo e sanguinando, ed emette un sibilo, ma nessuno sente niente, nessuno lo può vedere, pensava lui, e poi grugniva voltandosi a osservare il compagno di stanza sdraiato nel letto n°52; lo vedeva a sua volta alle prese con una personale teca in fiamme e un uccello morente che impiegava troppo tempo per incenerirsi e scomparire. Ci era cascato di nuovo, aveva pensato quella mattina, un corvo che brucia e sbatte in una teca è materia, gli aveva dato una forma e adesso gli toccava custodirla dentro di sé. Volse lo sguardo alla finestra. Fuori sorgeva un’alba inve […]

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