Le cose che fioriscono. Grande meraviglia di Viola Ardone

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Il 13 maggio 1978 in Italia fu approvata la legge Basaglia che prevedeva la chiusura dei manicomi e la regolamentazione del trattamento sanitario obbligatorio. Come spesso succede, la realtà finì per avere un tempo diverso da quello della giustizia: gli ospedali psichiatrici continuarono a esistere per molto altro tempo, in contrasto con ciò che erano e occupando un posto che non avrebbero più dovuto avere. Grande meraviglia di Viola Ardone (Einaudi) racconta la vita all’interno di questi luoghi, quando erano ritenuti l’unica via possibile per tutte quelle persone che deviavano dalla cosiddetta normalità. I manicomi dovevano attuare una sorta di epurazione sociale, infatti ci finivano tutti coloro che stavano ai margini: omosessuali, senzatetto, epilettici, alcolizzati, ipocondriaci e ovviamente le donne. Donne poco attente alla cura della casa, donne che avevano tradito, donne che non sapevano restare in silenzio, insomma tutte quelle che per la società non erano vere donne. Gli internati venivano sottoposti a elettroshock, sperimentazioni farmacologiche e altre pratiche poco ortodosse, tutte cose che ritroviamo nel racconto buffo e quasi giocoso di Elba, protagonista del romanzo, che abita e descrive il suo manicomio, l’unico mondo – mezzomondo – che conosce. La bambina prende appunti su quelli che la circondano, e quasi come fosse un medico aguzza l’occhio clinico cercando di decodificare gesti e parole, poi annota tutto sul suo Diario dei malanni di mente. «A te [...]

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