Ida | Breve itinerario della Polonia per giovani tristi

Leggi su In fuga dalla bocciofila     Gdańsk Ogni volta è la luce – diversa, sciolta in un estenuante tempo anseatico – che mi stupisce. Come se il sole fosse più basso, pronto a mollare. Mi sembra che ci chieda di meno, il sole del nord, che basti resistere senza dover proporre nulla. Cammino lungo il porto e i canali finché la città vecchia mi appare intera e bellissima. Danzica è uno scrigno pieno di dolci nauseabondi, vermi che si agitano, inondata da una luce d’oro e bellissimi intagli che si fingono antichi. Tutto è stato ricostruito, palmo a palmo, e non è ancora finita. Finisce mai la ricostruzione, dopo una guerra? O, come noi, continua ogni giorno poiché la vera catastrofe, l’apocalisse, è già avvenuta molto, molto tempo fa, prima che nascessimo, e tutto quello che possiamo fare è ricostruire fino a trovarci in un mondo diverso, che non ha nulla a che fare con quello che ci lasciamo alle spalle? Lavoriamo all’eterna creazione del mondo e la chiamiamo “ricostruzione”: Danzica è così. Tutti assomigliano a mio nonno, o almeno mi sembra. Fronte alta, naso forte e spigoloso, occhi tristi e chiari, un silenzio in bocca. Tutti assomigliano anche a me, mi scambiano per Polacco e parlano, parlano, e mi si spezza il cuore a confessargli che no, non parlo polacco, non sono cresciuto qui, che mio nonno è invecchiato in Italia perchè gli avete ucciso tutta la famiglia, i tedeschi certo, ma in parte anche voi. Sarebbe rimasto, altrimenti? Sembrate così innocenti con le buste della spesa, ugu […]

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