Corpi a distanza e polveri sottili. Intervista a Gianluca Nativo

Leggi su Limina

Due corpi pallidi si stagliano sopra una coperta chiara in una distesa verde e informe. L’immagine che fa da copertina a Polveri sottili, seconda uscita di Gianluca Nativo da pochissimo pubblicato da Mondadori, è già pervasa di una certa malinconia che accompagna tutto  il romanzo dalle strade di Napoli alle grigie periferie londinesi. Inoltre, tra le sue pagine, incontriamo spesso un binomio di razionalità e impulso, tra nostalgia di casa e voglia di evasione, determinazione e bisogno di abbandonarsi agli imprevisti della vita. E una storia d’amore difficile, che non trova soltanto nel suo essere a distanza una delle difficoltà. I personaggi di Gianluca Nativo sono esseri umani comuni: nonostante la citazione in apertura di Pier Vittorio Tondelli, non c’è l’anticonformismo degli universitari tondelliani, non si ritrova nulla di quella gioventù che tenta di trovarsi in vertiginosi viaggi e sbandamenti vari. Qui troviamo un protagonista determinato e puntuale, un giovane medico di estrazione alto borghese con una casa che lascia impallidire chi lo riaccompagna al portone. Eugenio sembra aver da sempre impostato la sua traiettoria di vita per raggiungere i suoi scopi. Fino a quando non incontra, pochi mesi prima della sua partenza per la specializzazione a Londra, Michelangelo, un neolaureato in lettere, descritto come controfigura speculare, che attraverso gli occhi dell’uomo di cui si innamora appare nelle pagine come un essere svagato, impreciso, ondivago, eppure cap [...]

Racconti correlati