Ritornare a Carole Pateman. Il Contratto sessuale e la soglia del potere

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«Molte sono le cose tremende, eppure nulla è più tremendo dell’uomo»Antigone Con la morte di Giulia Cecchettin si sono superate le cento vittime di femminicidio in Italia nel 2023. La risonanza mediatica per la vicenda della giovane studentessa veneta uccisa dall’ex fidanzato è stata a dir poco enorme, sia a livello quantitativo sia d’intensità: un moto collettivo di condanna, di sdegno, di frustrazione, di rabbia nei confronti del carnefice, di pietà e commozione per un’altra giovane vittima innocente. E ci tormentano domande sacrosante: perché sempre le donne? Quando e come le istituzioni decideranno concretamente di agire? Può esserci pietà per chi commette tali atrocità? Ci sarà mai un finale diverso? In occasioni come questa, la rabbia collettiva rischia di prendere il sopravvento, di farci perdere la lucidità, di far prevalere gli istinti alla razionalità, di impedirci di riflettere concretamente sulle ragioni profonde di questa barbarie. La tesi forte che circola nei canali mediatici e nei social network in merito al significato da attribuire a queste violenze è legata ad una concezione proprietaria che l’uomo ha nei confronti della donna, della “sua” donna.Vorrei portare avanti questa mia riflessione a partire da uno straordinario testo di Carole Pateman, Il contratto sessuale. I fondamenti nascosti della società moderna (1988). Divenuto ormai un classico del femminismo, ritengo sia fondamentale tornare sulle questioni sollevate dalla politologa inglese in questo s [...]

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