Frugare nel privato, oltre la Storia. Il taccuino segreto di Cesare Pavese

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«C’è un ostacolo al leggere – ed è sempre lo stesso, in ogni campo della vita: – la troppa sicurezza di sé, la mancanza di umiltà, il rifiuto ad accogliere l’altro, il diverso. Sempre ci ferisce l’inaudita scoperta che qualcuno ha veduto, non mica più lontano di noi, ma diverso da noi. Siamo fatti di trista abitudine. Amiamo stupirci, come i bambini, ma non troppo». Scriveva così Cesare Pavese in un articolo intitolato Leggere, pubblicato il 20 giugno del 1945 su L’Unità di Torino e successivamente ripreso in Saggi letterari (Einaudi).Lo stupore, stavolta assoluto, che accolse nell’estate del 1990 la pubblicazione sul quotidiano La Stampa di alcuni appunti inediti e privati di Pavese ad opera di Lorenzo Mondo, si trasformò fin da subito in aperta indignazione: lo testimoniano gli articoli (pubblicati sul quotidiano torinese), accesi e numerosi, raccolti alla fine del volume Il taccuino segreto, curato da Francesca Belviso e pubblicato da Aragno.Ritrovate e fotocopiate da Mondo (gli originali non esistono più) si tratta di pochissime pagine di frasi taglienti, nette: critiche agli antifascisti, richiami all’ordine, al destino dei popoli, alla violenza, riflessioni amare sulla guerra, e un parallelismo tra il fascismo e la Rivoluzione francese. È la stessa Belviso a fornire in anticipo gli strumenti per avvicinarsi a quelle parole: l’attrazione di Pavese per Nietzsche che, secondo molti, collocherebbe il suo pensiero ai confini del superomismo, e la necessità di leggere insi [...]

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