Se una battaglia sindacale è «brutto carattere». Lo stato del lavoro culturale in Italia

Leggi su Limina

«Lei è intelligente, ma rovina tutto con il suo brutto carattere».A parlare è il mio datore di lavoro, che si rivolge a me durante l’ultima di una lunga serie di incontri sindacali.Ho ribattuto che non mi sono mai permessa di giudicare o di fare commenti del genere in ambito professionale, e che quindi mi sarei aspettata altrettanto dal mio datore di lavoro.Arrivò la sua risposta, perentoria: «Per quanto mi riguarda, con Elisa non parlo più».Decise così di ignorarmi, rivolgendosi al collega seduto accanto a me: «Stefano, mi aiuti lei a capire questo dato».Questo episodio a qualcuno potrà sembrare irrilevante, ma non è così. E anche se queste parole sono state pronunciate da una persona specifica, esse sono la traccia, l’impronta, di una modalità in realtà diffusa che sottintende un assunto di base: è il potere che decide i modi, i tempi e le possibilità di esprimersi. E il potere sta da una parte sola. Ma facciamo un quadro d’insieme. La situazione, cercando di semplificare, è questa: da anni i siti museali nazionali presentano una carenza di personale interno, diventata ormai cronica.Il Ministero della Cultura ha dato per questo il via all’esternalizzazione del servizio di vigilanza e accoglienza a supporto del personale MiC (quello ministeriale), utilizzando appalti rivolti a cooperative o ditte, che vengono riscritti ogni uno o due anni.In Lombardia il Ministero opera attraverso la Direzione Regionale Musei Lombardia, e l’ultimo appalto per questo servizio, che ha preso [...]

Racconti correlati