Scrivere l’inesistente. Italo Calvino nelle parole di Ernesto Ferrero

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È diventato assai raro imbattersi in un libro che traccia il profilo di uno scrittore situandosi in quella zona intermedia tra biografia critica e romanzo d’una vita letteraria senza cadere nell’errore del troppo documento o del racconto di parte o dell’elogio interpretativo. Un libro, per intenderci, dove saltano i normali equilibri e la scrittura sfugge di mano. Miracoli di questo genere avvengono di rado oggi e non perché le storie che narrano vita e opere di scrittori siano fondate su ricognizioni imprecise e frammentarie, ma perché spesso mancano di quel requisito fondamentale che è la capacità di dare contesto a una figura della letteratura senza cadere nel pettegolezzo e nell’aneddotico. Italo di Ernesto Ferrero (Einaudi Editore) è uno di questi rari miracoli e, va subito detto, invita il lettore alla meraviglia di imbattersi nelle categorie che sono state elencate finora – documento, racconto, elogio – senza però mancare l’appuntamento con il ritratto di uno scrittore che è anche il ritratto di un secolo, il Novecento, che ha cercato invano di realizzare il grande romanzo italiano, la cattedrale dentro cui un popolo tutto potesse trovare ricovero, accoglienza, ospitalità (più o meno al pari di quel che erano stati I promessi sposi o Le confessioni di un italiano per l’Ottocento) ed è incappato invece in chi ha spiegato per filo e per segno come mai non si sia mai arrivati a questo tanto atteso traguardo, cioè in Calvino, il più astuto teorizzatore della [...]

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