Un lago ghiacciato e una letteratura che è sentimento. Romanzo senza umani di Paolo Di Paolo

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Un paesaggio lacustre intrappolato nel gelo, la nebbia che si trasforma in ghiaccio e si appoggia sui rami degli alberi: tacciono gli uomini e le donne, rigettati da un mondo che non possono più abitare, almeno non per sei lunghi mesi tra il 1572 e il 1573, durante i quali il lago di Costanza ghiaccia completamente.Con questa scena si apre Romanzo senza umani (Feltrinelli, 2023), ultima opera di narrativa di Paolo Di Paolo, e per qualche istante il lettore indugia laggiù, sulle rive di quella distesa luccicante e immobile, acclimatandosi con un tempo remoto: almeno finché la voce di chi sta raccontando questa vicenda, lo storico di professione Mauro Barbi, non lo riporta al chiassoso presente del locale dove si trova, e dove sta mangiando una pizza con il vecchio amico Fiore, che non vede da un anno. Un anno è molto, è poco? Per Fiore è troppo tempo, rimprovera a Mauro Barbi il suo disinteresse e soprattutto quella trovata bizzarra di rispondere, come se si fosse trattato del giorno seguente, a una sua mail di quindici anni prima. Ma per Mauro Barbi, che sul tempo ci ha costruito un’intera vita e un’intera carriera, le cose sono un po’ più complicate: non più giovane, inizia a farsi delle domande. Sulle cose del passato, sulle persone che ha amato e che sono divenute ombre, rifugi, ricordi; i suoi, almeno, ricordi, perché chissà poi se quelle persone, a loro volta, di lui si rammentano e che cosa rammentano? Così Mauro Barbi sta per partire per un viaggio: da Mestre a Mona [...]

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