Che cos’è l’Evento? Tra Adorno e Wittgenstein, la filosofia alla prova con la storia

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Abbiamo tutti ben presente il volto pietrificato del presidente degli Stati Uniti George Bush l’11 settembre 2001. Si trovava nella classe 301 della Emma E. Booker elementary school a Sarasota, in Florida, quando il capo dello staff presidenziale gli si avvicina e gli sussurra qualcosa all’orecchio: due aerei di linea hanno colpito le Twin Towers nel centro di Manhattan, a New York. Il mondo libero pugnalato al cuore, all’improvviso, da un qualcosa di sconosciuto, che poche ore dopo avrà un volto e un nome: Al-Qaida, Osama bin Laden, terrorismo islamico. Ma concentriamoci sul volto di Bush negli istanti successivi alla notizia: ha perso contatto con ciò che lo circonda, è impreparato, lo sguardo è perso nel vuoto, sfoglia un libro, il contesto naturalmente gli impedisce una qualsiasi altra reazione, gli impedisce di dire qualunque cosa. Eppure quel volto, quel silenzio, segnano la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra, la fine di un decennio di incontrastato dominio geopolitico e culturale degli Stati Uniti sul mondo e l’inizio di nuovi conflitti, l’emergere di nuove potenze sulla scena mondiale, la riacutizzazione degli scontri in Medio Oriente. Ecco, quel silenzio, quegli occhi fissi nel vuoto e quel volto non sono che l’effetto dell’Evento, l’effetto paralizzante dato dall’incapacità di reagire e agire di fronte a ciò che sta accadendo. Ma è possibile dire ciò che accade? Le nostre parole sono adeguate a ciò che accade? Ma soprattutto: che cos’è ciò che accade? Gli ev [...]

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