Ogni parola è un destino che agisce. Tre note per Victoria Amelina

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Vika Amelina – che in un lapsus tecnicamente imperdonabile il presidente della fondazione Bellonci in diretta TV durante la cerimonia del Premio Strega ha definito ‘russa’, che è un po’ come chiamare Anna Frank ‘nazista’ – non è stata solo una scrittrice e poetessa di grande talento. Non è stata soltanto una preziosa testimone dell’invasione russa in Ucraina, e infaticabile organizzatrice di cultura nell’Est del paese, che nella vulgata di tanti italiani ‘ma dateglieli questi territori’: in una cittadina vicina a Bakhmut chiamata Nju-York, aveva fondato il New York Literary Festival.Non è stata solo un ponte vivente tra il cosmo globale e il microcosmo della lotta di libertà e democrazia Ucraina, una lotta contro un nemico colonizzatore e imperiale, per fare del più largo paese dell’Est Europa una democrazia compiuta dove prosperino i diritti civili, la libertà, le minoranze. Vika Amelina è stata anche una figura multidisciplinare, proveniente da una formazione scientifica, con una laurea in computer science, in virtù della quale ha lavorato come dirigente in un’azienda tecnologica.Vika Amelina è stata soprattutto Victoria Amelina, un nome bellissimo e completo e pieno di echi, soprattutto da quando il suo corpo è stato colpito mentre era al ristorante durante uno dei tanti attacchi ignobili operato dallo stato terrorista (non lo chiamo ‘Russia’ da quando è morta lei). Così il New York Times ha dato la notizia della sua morte, fornendo anche sommariamente alcun [...]

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